La paura d’amare, conosciuta anche con il termine meno noto di Philofobia, o fobia del legame, rappresenta una condizione abbastanza comune, sperimentata da tanti in alcune fasi della propria vita. Il termine esprime la paura di innamorarsi o di essere innamorati e si riferisce a situazioni in cui i sintomi presenti sono simili a quelli caratteristici di un attacco d’ansia (tachicardia, eccessiva sudorazione, nausea, vertigini, agitazione, dolore al torace, tremore..).
Ciò che però la caratterizza è l’oggetto che riesce a scatenarli: la consapevolezza di ciò che si sta provando o si potrebbe provare nei confronti di un’altra persona. Anche se non riconosciuta dalla psichiatria ufficiale e non ancora inserita all’interno del DSM (il manuale curato dall’American Psychiatric Association, contenente tutti i disturbi mentali ed i criteri per poterne fare diagnosi), è spesso citata negli articoli divulgativi o nei siti specializzati ed è argomento di confronto su forum per i “non addetti ai lavori”. La Philopobia potrebbe essere vista come una difesa estrema dell’individuo che, in seguito ad esperienze passate traumatiche, sceglie, spesso inconsapevolmente, di evitare il coinvolgimento amoroso. Le cause possono essere molteplici: la grande sofferenza per una storia d’amore vissuta e finita male, la difficoltà sperimentata (o anche solo il timore) di sentirsi scoperti, e di conseguenza più vulnerabili, rispetto alla persona amata o, in altri casi, il timore che la coppia possa non arricchire la propria esperienza affettiva e la propria vita, bensì mettere a rischio la propria individualità. Se in alcune fasi della vita di una persona può trattarsi di una condizione quasi fisiologica, ad esempio nel periodo immediatamente successivo alla chiusura di un rapporto sentimentale, in altri momenti possiamo trovarci di fronte ad un vero e proprio blocco emotivo che può comportare una sofferenza notevole ed un’insoddisfazione tali da compromettere il benessere della persona. Quando la mancanza di un “partner affettivo” diventa un elemento quasi stabile della vita di una persona, quella che era una “difesa” può essersi trasformata in “trappola” e può essere utile chiedere l’aiuto di uno specialista, così da capirne i motivi che l’hanno generata e affrontarli, proprio come nel caso delle altre fobie. Un percorso psicoterapeutico può offrire una via di uscita da questo tentativo disperato di “auto-cura”, messo in atto sacrificando il proprio desiderio ed il bisogno primario di amare di essere amato.