LE DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO E I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA)

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Uno studente italiano su cinque incontra, nella sua carriera scolastica, un momento di “crisi” tale da richiedere l’aiuto da parte di un esperto a fronte di una difficoltà negli apprendimenti.

Molteplici sono le situazioni che possono incidere sull’apprendimento e generare una criticità in tale ambito, ad esempio:

  • difficoltà nel processo di alfabetizzazione,
  • stimolazione inadeguata,
  • cambiamenti frequenti di scuola, residenza, insegnanti etc.,
  • metodo di studio disfunzionale,
  • scarsa motivazione,
  • dinamiche relazionali difficili con i compagni, con gli insegnanti,
  • relazioni famigliari complesse (separazione dei genitori, nascita di un fratello, lutto in famiglia etc.,);
  • traumi emotivi che richiedono una certa quota di energia psichica per essere elaborati, energia che non potrà essere deputata all’apprendimento,

Tali difficoltà sono però diverse dai DSA acronimo con cui ci si riferisce ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel manuale diagnostico della Classificazione Internazionale delle Malattie – ICD-10 (OMS, 2008)1 li definisce come segue: “Disordini in cui le normali abilità di acquisizione delle competenze sono disturbate fin dai primi stadi di sviluppo. Ciò non in diretta conseguenza di una mancata opportunità di apprendimento, non come risultato di un ritardo mentale, non in conseguenza di alcuna forma di trauma cerebrale o deficit. Piuttosto si ritiene che i disturbi derivino da anomalie nell’elaborazione cognitiva legate in larga misura a qualche tipo di disfunzione biologica”.

Caratteristica peculiare dei DSA risulta essere la “specificità”, che delinea un disturbo che riguarda uno specifico dominio di abilità, ossia le abilità strumentali connesse all’apprendimento (lettura, scrittura, calcolo), lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Da ciò deriva il criterio della “discrepanza” tra abilità nel dominio specifico interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l’età e/o la classe frequentata) e l’intelligenza generale (adeguata per l’età cronologica).

Altro criterio concerne l’essere “evolutivo”, cioè la sua manifestazione in età evolutiva, ne consegue che vengano escluse da questa categoria diagnostica tutte quelle manifestazioni che compaiono successivamente e che vengono denominate “acquisite”. A tale criterio si associa il fatto che con il tempo le caratteristiche proprie del disturbo si modificano in relazione alle diverse fasi evolutive.

Un ulteriore elemento concerne il carattere neurobiologico delle anomalie processuali che caratterizzano i DSA. E’ altrettanto importante sottolineare che i fattori “biologici” interagiscono attivamente nella determinazione della comparsa del disturbo con i fattori ambientali.

Infine il disturbo specifico deve comportare un impatto significativo e negativo per l’adattamento scolastico e/o per le attività della vita quotidiana2.

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 Organizzazione Mondiale della Sanità (2007), ICD-10/ decima revisione della classificazione internazionale delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali. Edizione italiana a cura di D. Temali et al., Milano, Masson, http://apps. who.int/classifications/apps/icd/icd10online/.

2 AID (Associazione Italiana Dislessia)(2009) Disturbi evolutivi specifici dell’apprendimento. Raccomandazioni per la pratica clinica dei disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento: dislessia, disortografia, disgrafia e discalculia, promosso da Associazione Italiana Dislessia, Trento, Erikson, p. 3

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